La sociologia definisce da anni la nostra come una "società del desiderio".
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Il desiderio domina la nostra società e ne determina i costumi, plasmando le menti delle persone.
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Dunque, la cultura dei consumi constituisce il modello etico dominante dell'epoca attuale, nonché il fondamento ideologico del capitalismo. Sintomo del desiderio è la domanda, perciò si può affermare che un discorso sulla domanda è la traduzione in termini economico-commerciali di un discorso sui desideri. Infatti, si parla anche di "società dei consumi"...
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Oggi abitiamo um mondo virtuale, poiché tendiamo sempre più a regolare il nostro comportamento sull'espressione del desiderio e sulla sua soddisfazione immaginaria, quella che nella nostra mente ci appagherebbe in maniera assoluta.
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Eppure, il desiderio è per definizione sovversivo, poichè considera la realtà insufficiente, manchevole di qualcosa, per immaginare al suo posto una situazione migliore, più soddisfacente, più appagante.
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In questo scenario postmoderno, il ruolo centrale è ricoperto dal marchio, che altro non è che la figurativizzazione del potere economico, ma anche politico, delle multinazionali, quei giganteschi apparati con la testa in Occidentr e i lunghi tentacoli sparsi ovunque.
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L'aspetto visivo della globalizzazione è il luogo (brand), diventato ormai un linguaggio universale, conosciuto e comprensibile in ogni parte del mondo.
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Proprio contro questa invasione del brand nello spazio pubblico si sono polarizzati gruppi attivisti di diverso tipo, che condividono però un fondamento ideologico molto importante: l'opposizione alla cultura dei consumi.
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L'attivismo anti-globalizzazione comprende anche un'importante componente creativa. In particolare, quella tendenza artistica che è nata e si è sviluppata nelle strade delle metropoli postmoderne: le cosidetta Street Art o Postgraffitismo. Si tratta dunque di "arte abusiva", che sfrutta il paesaggio urbano per lanciare il proprio messaggio contro l'invasione del marchio. (...) Cosí, la Street Art ha iniziato a combattere l'invasione del marchio sul suo stesso terreno, usando le stesse strategie per recuperare lo spazio pubblico perso in anni e anni di cultura dei consumi.
Claudia Galal, Street Art